C’era una volta un Re,
Si chiamava Harald Blatand e fu il re della Danimarca nella seconda metà del decimo secolo. Moro e non troppo alto aveva qualche problema a confrontarsi con un popolo alto biondo e con gli occhi azzurri. Da qui nascono le molte leggende sul suo soprannome “dente blu”. Qualcuno dice che era ghiotto di mirtilli e per questo aveva i denti colorati di blu. Altri che avesse un orrendo dente cariato. Ma altri sostengono che tingersi i denti prima della battaglia era un uso dei guerrieri per incutere più timore al nemico. Fu il grande unificatore della Danimarca e colui che diffuse il cristianesimo in tutta la regione al punto che la Chiesa gli riconobbe il titolo di Santo, Sant’Aroldo.
Originariamente il popolo danese comprendeva più stirpi ma già dal I secolo dopo Cristo apparve una nuova divisione territoriale. I villaggi si raccolsero in distretti, ognuno dei quali era governato da un Consiglio che risolveva questioni di interesse comune e le liti giudiziarie. I distretti erano riuniti in 3 regioni principali: Jutland, Seeland e Scania. Anche questi distretti avevano una Assemblea dove venivano prese decisioni di interesse comune e che soprattutto serviva per eleggere un re a cui si prestava giuramento. Il re in teoria era eletto dal popolo fra i notabili delle famiglie più in vista, in pratica funzionava la linea ereditaria. Il primo re storicamente accertato fu Gorm il Vecchio, morto intorno al 950, ma non si ha notizia di una elezione per il secondo re. Il potere passò dritto dritto al figlio Harold Denteblu, che impostò una politica completamente diversa rispetto a quella del padre. Gorm aveva combattuto ferocemente il cristianesimo che si stava diffondendo nella regione e aveva distrutto tutte le chiese che si stavano formando. Harold invece capì che l’unificazione della Danimarca sarebbe stata favorita dalla creazione di una religione comune. Il cristianesimo premeva e il giovane re gli aprì le porte. Ricostruì tutte le chiese saccheggiate e distrutte dal padre si fece battezzare e per commemorare l’evento fece erigere la seconda pietra con iscrizioni runiche nella cittadina di Jelling (la prima era stata edificata dal padre in onore della madre). Le due pietre ora sono patrimonio dell’Unesco e rappresentano una sorta di certificato di nascita della Danimarca. Harold Denteblu proseguì nella sua opera di unificazione e di rafforzamento della regione. Fece potenziare la catena di fortezze che difendevano i confini dalle continue invasioni germaniche, conquistò la Norvegia e si spinse fino all’Inghilterra di cui conquistò l’Anglia orientale e la Northumbria. Ma i suoi eserciti vennero a cozzare con la violenza del figlio Sven Barbaforcuta che da anni congiurava contro di lui. Denteblu venne sconfitto in battaglia nel 986 e, anche se era riuscito a fuggire, morì poco tempo dopo. La politica espansiva proseguì però sotto il comando prima del figlio e poi del nipote, Canuto il Grande che divenne un unico re a capo del Grande Impero del Mare del Nord che comprendeva Inghilterra, Danimarca, Norvegia e parte della Svezia.
Denteblu, in inglese Blue Tooth, però rimase nella storia come il vero unificatore dei popoli nordici e a lui si ispirarono i tecnici che negli anni 90 cercavano un sistema “standard” di trasmissione di dati per reti senza fili. Ericsson, Nokia, IBM e altre società produttrici di apparecchi di comunicazione (tablet, cuffie, cellulari, computer). Una volta tanto, invece di impiccarsi in una guerra di concorrenza, cercarono un accordo per una tecnologia comune che rendesse compatibili i diversi prodotti. Unificazione, dunque, come voleva Denteblu. E Blue Tooth venne chiamato il sistema, probabilmente da un’idea di Jim Kardach, uno dei molti tecnici delle diverse società che partecipavano alla ricerca congiunta di un metodo standard. Mentre rifletteva sul problema, Kardach casualmente stava leggendo un libro sui Vichinghi che narrava anche la storia del re danese. Lo propose ai colleghi che accettarono divertiti.
E il logo di Blue Tooth riprende i simboli runici delle iniziali sovrapposte del suo nome H B (Harold Blatand) (Hagall) H e (Berkanan)
